mercoledì 20 febbraio 2008






«Luna rossa»
fra mercoledì e giovedi'
Il fenomeno visibile dopo le 2,40 di notte
Sarà l'eclisse di Luna degli insonni,
quella della notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 febbraio.
Un'eclisse totale molto spettacolare,
nel corso della quale sarà possibile vedere
il bianco disco della Luna Piena oscurarsi lentamente,
inghiottito dal cono d'ombra della Terra


ma io vi voglio raccontare la vera storia dell'eclisse

Molti anni fa,
prima che la terra esistesse il Sole era l'unica materia esistente
Il Sole era forte... immenso... eterno
Trascorsero migliaia di anni...
e cominciò a provare una sensazione di solitudine
Allora si circondò di tanti pianeti...
Quella corte celeste gli cominciò a girare intorno
Tra questi pianeti.... una la Luna stava un pò in disparte
ma da lontano lo osservava...
lui il grande Sole aveva attirato la sua attenzione...
ma non poteva fare nulla per essere notata.
Finché un giorno per caso
Lui la salutò e cominciarono a parlare...
lei candida luna lo ringraziò
perché grazie a lui splendeva della sua luce riflessa
la luna gli parlava con voce dolce
e... lui rimase un pò sorpreso...
di tutti i pianeti che aveva incontrato...
nessuno gli aveva mai parlato con tanta tenerezza
e capì di essere amato...
cercò di avvicinarsi alla luna ma lei lo pregò di non farlo...
perché il suo calore era talmente forte che avvicinandosi
l'avrebbe distrutta.
Lui si rattistò e capì che mai avrebbe potuto toccarla
Lei amava tanto il suo Sole...
e l'idea di non potergli stare accanto la faceva stare tanto male...
ma quando chiudeva gli occhi...
lo sognava...
ed era tanto felice.
Il Sole e la Luna comprendevano che questo amore
avrebbe dato a loro tanta gioia ma anche tanta tristezza.
La luna gli diceva che avrebbero avuto poche occasioni per stare insieme.
E nonostante lei vivesse della sua luce riflessa
e il suo calore la mantenesse viva doveva stare lontana...
ma lo avrebbe amato per sempre.
Finché un giorno... avvenne il miracolo
La Luna iniziò ad oscurare il Sole
e alla fine ne coprì la sua superficie
il giorno lasciò il suo passo alla notte
e si poteva distinguere intorno alla Luna
la brillante chioma dell'astro.
Entrambi apparivano due Giganti...
Il Sole e la Luna si abbracciarono,
e anche se questo loro incontro durerà pochi istanti...
sarà abbastanza perché il loro amore continui a crescere.
E' durante l'eclissi che il Sole e la Luna possono stare insieme
Noi non sapremo mai le parole che i due amanti si sono sussurrati.
Questo amore che nasce nella vita solo una volta
é un momento talmente unico che
bisognerebbe provare rispetto per questi attimi preziosi pieni ...
di magia.

venerdì 15 febbraio 2008

"Sorridi anche quando sei triste,




"Sorridi anche quando sei triste,

perchè più triste di un sorriso triste è solo la tristezza di non saper sorridere"

Valore di un sorriso

Un sorriso non costa nulla e rende molto.

Arricchisce chi lo riceve,senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante,ma il suo ricordo è talora eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.

Nessuno è così povero da non poterlo dare.

Crea felicità in casa;

è sostegno negli affari;

è segno sensibile dell'amicizia profonda.

Un sorriso dà riposo alla stanchezza;

nello scoraggiamento rinnova il coraggio;

nella tristezza è consolazione;

d'ogni pena è naturale rimedio.

Ma è bene che non si può comprare,

né prestare, né rubare,

poiché esso ha valore solo nell'istante in cui si dona.

E se poi incontrerete talora chi non vi dona l'atteso sorriso,

siate generosi e date il vostro;

perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso

come chi non sa darlo ad altri

[P. Faber]


giovedì 14 febbraio 2008





Valore di un sorriso
Un sorriso non costa nulla e rende molto.

Arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante,
ma il suo ricordo è talora eterno.

Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.

Nessuno è così povero da non poterlo dare.

Crea felicità in casa;è sostegno negli affari;

è segno sensibile dell'amicizia profonda.

Un sorriso dà riposo alla stanchezza;

nello scoraggiamento rinnova il coraggio;

nella tristezza è consolazione;

d'ogni pena è naturale rimedio.

Ma è bene che non si puòcomprare,

né prestare,

né rubare,

poiché esso ha valore solo nell'istante in cui si dona.

E se poi incontrerete talora chi non vi dona l'atteso sorriso,

siate generosi e date il vostro;

perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso

come chi non sa darlo ad altri

[P. Faber]


dedicato al mio amico Renato

che stamattina ...

mi ha regalato il desiderio di sorridere...

Marina


lunedì 11 febbraio 2008







... puo' accadere un giorno,

ma non si sa quando,

di dover volare da soli,

di perdersi come ci si perde nella vita,

senza rendersene conto,

come nel peggiore dei sogni ...

Sara' necessario allora conoscere l'importanza dell'errore,

misurare la gravita' di ogni secondo,

sperimentare sensazioni illusorie e lotte tra istinto e manovre,

vertigine ed equilibrio...

in questo spazio immenso tra anima e probabilita' ...







martedì 5 febbraio 2008







Caro san Valentino,quest'anno non hai una bella cera, sai?

Da un po' di tempo appari affaticato, stanco, avvilito.

Ti capiamo.

Sappiamo il perché.

E vorremmo dirtelo a voce alta.

Dirsi le cose in modo aperto e pacato aiuta, non solo le coppie: anche i santi che per le coppie hanno un occhio speciale.

Quell'occhio che, perdonaci, ci piacerebbe vedere più vispo.

I fidanzati di oggi non sono più quelli di una volta?

Banale.

E poi non è questo il punto.

Intanto si fa presto a dire fidanzati.

Anzi, non si dice affatto.

Meglio ragazzo o ragazza, partner, compagno.

È molto meno coinvolgente e più trendy.

Piuttosto:

come non sentirsi affranti davanti ai scatole di cioccolatini

con i cuoricini e le frasine tenere tenere,

al maremoto di sdolcinature,

alle canzonette dalle rime pigre e dalle note stranote

confezionate per la circostanza,

alle coppie di vip che sorridono e

sembrano lo sponsor esagerato del loro dentista,

alle coppie strafatte che recitano a soggetto nei talk-show, a

lla posta del kuore

(con la kappa, per rispetto verso la parola cuore

che si merita ben altri testi e contesti), a

gli oroscopi e ai maghi,

a questo chiassoso e arido business a cui abbiamo ridotto

l'innamoramento e l'amore, in cui ci ubriachiamo di parole

per illuderci che i cuori spenti siano accesi?

Come rimproverarti di non essere pimpante e baldanzoso

quando tu stesso sei stato ridotto a merce,

San Valentino,

comprato e venduto,

sull'altare di rapporti da consumare vorticosamente,

domani è un altro giorno e ieri chi si ricorda più niente?

Nulla si crea e tutto si consuma,

nel grande bailamme dei cuori che palpitano ma giorno dopo giorno,

senza radici né futuro, arrancando rasoterra.

Si consumano storie e persone, usa e getta ragazza perfetta

(da volgere anche al maschile),

amori infantili che anche chi ha più anni hanno il pudore residuo

di chiamare amori preferendo il più cauto:

storie.

Ho una storia con...

Le storie hanno tutte un finale.

Invece l'amore vorremmo viverlo lottando con tutte le nostre forze

affinché non l'abbia, ma sempre si svolga e si ricrei,

tra continue sorprese e conquiste.

La forza nostra e l'aiuto tuo, San Valentino.

L'amore nel tempo degli ipermercati si prende e si butta.

Aumentano i cuori pallidi che faticano a provare emozioni e sentimenti.

Non sapendoli scoprire dentro di sé,

si rivolgono a quel mercato che, ci dicono,

sa soddisfare ogni domanda.

Così anche tu contempli l'apparente estinzione dell'innamoramento;

e dell'amore che cresce e non appassisce.

Che è gratis.

E al quale, per un cristiano,

non è estraneo lo Spirito Santo,

Spirito di sapienza e di fantasia,

che ci sorprende e ci invita,

in due, a fare progetti,

con tenacia, nonostante tutto.

L'innamoramento ci fa sentire persone vive e intere perché

coinvolge il corpo e l'anima assieme, senza separazioni .

Vedi?

L'occhio ricomincia a brillarti, caro San Valentino.

A sedici anni come a qualunque età,

l'amore vuole volare alto, vuole essere per sempre.

Potrà anche sfumare, spegnersi, finire.

Ma intanto avremo lottato.

Intanto l'importante è crederci.

San Valentino, farglielo capire tu agli innamorati che hanno le ali;

e, avendole, le debbono usare; che usarle è bello.

Chi si ostina a rotolare rasoterra ha delle storie.

Chi ha le ali, la storia la fa





domenica 3 febbraio 2008







Potrei raccontarti di me,
di quello che la gente dice quando
voltandomi me ne vado...
dicono che sono una folle,
che parlo alla notte
e cerco risposte nel buio che non arrivano...
ma sarà vero o si sbagliano?
Se conosci il rovescio della medaglia saprai

che non è sempre vero
che il mattino ha l'oro in bocca,
ma a volte ha il sapore amaro
di troppe sigarette fumate nella notte
che non porta molti consigli
ma tante domande.
Il dolore lascia sul volto una ruga in più
e nel cuore un senso di "rottura"....
tutto sembra esserti avverso in quel momento,
ma...
c'è un ma, c'è sempre...
esiste...

Esiste un luogo dove il male non fà male
e dove puoi sentire un'energia nuova...
dove nulla è perso veramente

e dove se le persone ti vedono
sul ciglio del "burrone"
si avvicineranno a te
e se ti spingeranno sarà solo
per vederti volare alto nel cielo...

parole vuote le mie?

forse...
ma se non fosse così?
se esistesse davvero?
 

Esiste una forma d'amore perfetto,
che ti lascia sul viso una carezza di dolcezza infinita.

Molti cercano nei modi più disperati
di trovare la propria serenità...
una parole enorme, quasi impronunciabile...

a loro rivolgerei una domanda...
quanto credi di essere pronto ad averla?

la cerchi fuori da te,
da altri, in mille modi ed in mille tristi storie...
col cuore indurito si vaga nel buio
della paura d'amare senza riserve.


venerdì 1 febbraio 2008






La Danzatrice e l’Usignolo

Nei tempi antichi viveva in una piccola casetta, in fondo ad un paesino cosi piccolo che più piccolo non si può, una giovane e bella fanciulla: Sadia, questo era il suo nome.

Aveva un sorriso nostalgico come perduto in un sogno lontano e gli occhi grandi che potevano apparire, a seconda di chi li guardava, celesti e sereni come il cielo primaverile o cupi e tristi come la notte invernale.

Era così bella e dolce che ogni creatura, anche se aveva l’occasione di incontrarla una sola volta, si sentiva più felice e si sentiva più buona.

Persino le comari, vecchine rinsecchite sedute in circolo sulle sedie impagliate nel bel mezzo della minuscola piazzetta del paesino, che facendo la calza con il filo diafano dei pettegolezzi riuscivano a dir male di tutti, non riuscivano a trovargli difetti.

E vi assicuro che avrebbe sacrificato il gatto al diavolo se ci fossero riuscite.

Di lei, di Sadia la ballerina come loro la chiamavano, non potendo dirne male, preferivano tacere.

Sadia viveva soletta e felice in compagnia del suo gattone grigiocce si chiamava

Oramai, e che aveva la stranissima particolarità di fare Tic Tac dondolando la coda come se fosse stato un vero orologio a pendolo, e una vecchissima e sconquassata pianola , di sicuro dimenticata da una fata bizzarra, che si metteva a suonare ogni qual volta gli saltava lo sghiribizzo, così d’un tratto come se fosse percossa da un piccolo genio invisibile.

Il suono, a volte dolce e triste e a volte scoppiettante di allegria,

aveva il potere di incantare chi la ascoltava.

Anche Sadia, ogni volta che la pianola suonava,

non poteva fare a meno di mettersi a ballare mentre il gatto Oramai scuoteva la testa disapprovando.

Quando lei ballava una ninna nanna ogni fiore, come un bimbo cullato,

si acquietava e piano piano chiudeva felice la corolla e i petali per sognare

e addormentarsi.

Quando invece ballava una danza allegra e scoppiettante ecco che

tutti gli animali intorno a lei danzavano e cantavano,

il sole scacciava le nubi e persino la civetta ed il barbagianni erano costretti a sorridere.

Si narra che anche le due più maldicenti comari del villaggio,

che si erano spinte fino alla finestra di Sadia per scoprirne i malefici segreti,

al suono della pianola, si erano messe a ballare fino all’alba

ed erano state ritrovate stanche, sfinite, addormentate al piede di un albero,

ma felici e beate.

Sadia era buona con tutti gli animali del bosco:

qualche volta si affacciava alla finestra della sua casetta uno scoiattolo infreddolito oppure bussava una volpe stanca o una capretta smarrita,

o un lupo ferito,

lei accoglieva ognuno di loro con il suo aiuto ed il suo sorriso.

In un tramonto di autunno capitò di passare vicino alla casetta di Sadia un cavaliere,

stanco e infreddolito.

Era un trovatore diretto al castello del Signore del luogo dove,

con la sua chitarra come un buon menestrello,

si recava per narrare favole,

raccontare fatti e cantare canzoni.

Udì provenire dalla casetta una musica dolce che non aveva mai ascoltato prima,

si incuriosì e si avvicino,

senza farsi scorgere, sino al vetro della finestra.

Lo spettacolo che scorse lo riempì di meraviglia e di piacere:

una leggiadra fanciulla,

così dolce che non aveva certamente l’uguale in nessuna dama incontrata

in tutti i castelli che lui aveva visitato,

danzava in maniera così triste e nostalgica che si ritrovò sognante e con le lacrime agli occhi.

E d’intorno alla fanciulla tanti piccoli animaletti tutti intenti ad ascoltare

e vedere la danza come spettatori incantati.

Il cavaliere rimase immobile per tutto il tempo che durò la musica e dopo,

non visto, si allontanò.

Si disse che avrebbe volentieri cambiato la sua sorte con un animaletto

anche il più piccolo e insignificante pur di vivere in quella casetta vicino a Sadia.

E tanto era il suo desiderio che Seres,

la fata del tempo, volle esaudirlo.

Era una fata buona ma povera e,

non potendo permettersi di trasformarlo in principe sgargiante e sfarzoso,

lo trasformò in un uccelletto piuttosto insignificante, grigio, tozzo,

ma che faceva tenerezza!

La nostra buona fata del Tempo sapeva bene che il cuore di una fanciulla

si commuove più facilmente per un’ usignolo triste e bisognoso di affetto

che per Re pieno di alterigia.

Il nostro cavaliere, trasformato in un grigio usignolo,

bussò al vetro della finestra di Sadia e fu accolto con lo stesso amore di tutti.

E quando la pianola cominciava a suonare ecco che

l’usignolo sentiva sgorgargli dal becco un canto meraviglioso,

come se la sua antica arte di menestrello tornasse imperiosa a farsi avanti

e mentre la pianola suonava e Sadia ballava lui,

usignolo, cantava meravigliose canzoni.

Quando la pianola cessava di suonare lui si rifugiava,

senza paura, e si addormentava, proprio tra le zampe del gattone

Oramai, con il capino sul suo cuore.

Oramai lo accoglieva serio e condiscendente mentre la gran coda dondolava facendo Tic Tac.

Era l’unico gatto che faceva le fusa così.

Se ti fossi affacciato nella camerina di Sadia

avresti certamente veduto uno spettacolo strano:

Sadia dormendo abbracciava Oramai mentre l’usignolo dormiva sul suo cuore.

Non ti meravigliare se talvolta un gatto riscalda,

senza fargli male, un uccellino: è sicuramente un usignolo.

Devi sapere che soltanto la musica e la bontà possono dormire sicuri sul cuore del tempo.



Siamo dei mendicanti di gioia.





Siamo dei mendicanti di gioia.

Tutti, credenti o meno, siamo dei mendicanti di gioia,

perché sperimentiamo di non possedere ragioni a sufficienza per essere davvero realizzati, totalmente appagati.

Sì, certo, viviamo momenti intensi, belli, memorabili,

gioie semplici e vere che solcano

– grazie a Dio! –

il cuore e la vita.

Ma non sufficienti a realizzare tutto il desiderio di assoluto

che portiamo conficcato nel cuore.

Il nostro mondo, ingenuo!,

ci fa pure credere che ottenere la felicità è cosa da poco:

basta possedere, apparire, esagerare.

Chi davvero crede a questa menzogna

si ritrova con un pugno di mosche in mano, inebriato e fuori di sé.

Altri, da tempo, si sono arresi al quotidiano

e combattono la triste battaglia del sopravvivere.

È possibile vivere la totalità dell’amore?

La pienezza della felicità?

Gesù, il folle Matteo inizia oggi il lungo discorso della montagna:

come un nuovo Mosè,

Gesù sale sulla montagna,

non il Sinai ma le colline del lago di Tiberiade

sono lo scenario dell’evento,

per consegnare la nuova legge,

non più scolpita sulle tavole di pietra,

ma incisa nel cuore dei discepoli.

Gesù ci sconcerta,

dice che la beatitudine,

la felicità, la gioia,

consistono esattamente nel contrario di ciò che noi

consideriamo fonte di benessere:

ricchezza, forza, calcolo, scaltrezza, arroganza.

Cosa sta dicendo Gesù?

Esalta forse una visione di cattolicesimo

rassegnato e perdente che ancora vedo intorno a me?

Mi dice forse che, se le cose vanno male,

se sono povero (“pitocco” nel testo greco),

se subisco violenza,

se provo dolore e piango,

sono immensamente fortunato?

Siamo seri, non diciamo stupidaggini!

Dio non ama il dolore e Gesù stesso,

per quanto gli è stato possibile, ha evitato la sofferenza.

O ha ragione l’immenso Niestche,

quando dice che i cristiani, non riuscendo a vincere,

ad emergere, a trionfare,

essendo i perdenti della storia alla fine dicono e fanno dire a Dio:

“Allora beati gli sconfitti?”.

Dio, il beato Gesù parla del Padre,

ne descrive il vero volto,

racconta l’inaudito di Dio così come egli lo ha vissuto e lo vive.

Il Padre, il vero Dio, è un Dio povero,

un Dio misericordioso, un Dio mite,

un Dio che ama la pace, un Dio che, per amore, è pronto a soffrire.

Un Dio così diverso da come ce lo immaginiamo,

un Dio così straordinario e armonioso

solo Gesù ce lo può veramente svelare,

perché lui e il Padre sono una cosa sola.

Così come Mosè, portando scolpite nella pietra le parole di Dio,

un Dio che aveva liberato il popolo dalla schiavitù,

ne svelava l’intima natura,

il desiderio che Dio ha di insegnare all’uomo la strada dell’umanità realizzata,

Gesù ci descrive il volto inatteso di Dio,

mentre ci consegna una nuova legge,

una legge scritta nel cuore.

Dio non dona a ciascuno il suo,

ma a ciascuno secondo quanto ha bisogno,

privilegiando chi ha meno:

un cuore povero, un cuore affranto

riceve molta più attenzione e tenerezza

di un cuore sazio che non ha bisogno di nulla.

La beatitudine non consiste nel dolore, nella miseria,

ma nel fatto che l’intervento di Dio colma il cuore di chi è affranto.

Il ribaltamento Gesù dice:

se, malgrado la sofferenza,

la persecuzione, il pianto tu sei sereno,

beato, significa che hai riposto in Dio la tua fiducia,

è lui il tuo unico sostegno;

stai felice: hai trovato Dio,

la felicità che non ti è tolta,

la risposta grande alla vita.

Le gioie che viviamo sono dono suo, e vanno vissute,

Dio ci chiederà conto di tutte le gioie che non avremo vissuto.

Ma quanta più gioia c’è nel tuo cuore se, nel dolore, tu resti saldo in lui,

l’unico bene che non ti può essere tolto!

Conoscere Dio, sapere che in lui soltanto riposa il tuo cuore,

sovverte l’ordine delle cose.

Il mondo è aggressivo, ci vuole grinta per sfondare?

Devi sempre dimostrare che vali?

Al lavoro sei misurato e pesato continuamente?

Tu resta mite, costruisci la pace, vivi nella giustizia, tu stai dalla parte di Dio.

Non c’è santo: o ha ragione il mondo, o ha ragione Dio.

Le Beatitudini sono promessa di un mondo nuovo,

diverso, di una logica che siamo chiamati a scrivere nella piccola vita

delle nostre piccole comunità radunate intorno al pane di Dio.

È difficile vivere il Vangelo,

lo so bene, difficile vivere nella storia il sogno di Dio che è la Chiesa.

Ma la fatica che faccio nel restare tassellato al Vangelo,

lo sforzo eroico che compio nella conversione alla logica del Regno,

anticipa e realizza le Beatitudini.

Nella mia vita chi è mite conta qualcosa, c

hi è povero di cuore, cioè umile,

vale più di chi ostenta arrogante ricchezza,

la mia presenza, la mia preghiera,

sono conforto al cercatore di giustizia.

Le beatitudini affermano che la storia finirà come abbiamo sempre sognato:

trionfa il bene, lo sconfitto risorge,

l’arroganza dei potenti è convertita, umiliata,

e di questa storia noi siamo testimoni.

Paolo guarda alla sua comunità, fatta perlopiù di schiavi senza futuro,

Sofonia profetizza: Dio si sceglie un povero tra gli ultimi della storia,

si schiera con la periferia, con coloro che subiscono oppressione e violenza,

e li riscatta, li salva, li rende figli della luce.

Pubbliche scuse Lo so, lo so:

questa pagina è indigesta, improponibile, utopica.

Gradevole come sogno,

assurda come modello di vita concreto,

esempio del mio modo di relazionarmi,

di concepire i rapporti con gli altri… lo so, non insistete.

Chiedo scusa, tornate pure ai vostri affari,

sfogliate pure la lista delle tragedie di oggi raccontate dai quotidiani,

godetevi la trasmissione di moda che vi parla di come vestirà l’uomo Armani di quest’estate, rifugiatevi pure nel campionato di calcio.

Gesù è un burlone, lo sapete,

va preso per quello che è,

un sognatore incallito.
E se invece

– una volta tanto –

avesse ragione Dio?