venerdì 1 febbraio 2008






La Danzatrice e l’Usignolo

Nei tempi antichi viveva in una piccola casetta, in fondo ad un paesino cosi piccolo che più piccolo non si può, una giovane e bella fanciulla: Sadia, questo era il suo nome.

Aveva un sorriso nostalgico come perduto in un sogno lontano e gli occhi grandi che potevano apparire, a seconda di chi li guardava, celesti e sereni come il cielo primaverile o cupi e tristi come la notte invernale.

Era così bella e dolce che ogni creatura, anche se aveva l’occasione di incontrarla una sola volta, si sentiva più felice e si sentiva più buona.

Persino le comari, vecchine rinsecchite sedute in circolo sulle sedie impagliate nel bel mezzo della minuscola piazzetta del paesino, che facendo la calza con il filo diafano dei pettegolezzi riuscivano a dir male di tutti, non riuscivano a trovargli difetti.

E vi assicuro che avrebbe sacrificato il gatto al diavolo se ci fossero riuscite.

Di lei, di Sadia la ballerina come loro la chiamavano, non potendo dirne male, preferivano tacere.

Sadia viveva soletta e felice in compagnia del suo gattone grigiocce si chiamava

Oramai, e che aveva la stranissima particolarità di fare Tic Tac dondolando la coda come se fosse stato un vero orologio a pendolo, e una vecchissima e sconquassata pianola , di sicuro dimenticata da una fata bizzarra, che si metteva a suonare ogni qual volta gli saltava lo sghiribizzo, così d’un tratto come se fosse percossa da un piccolo genio invisibile.

Il suono, a volte dolce e triste e a volte scoppiettante di allegria,

aveva il potere di incantare chi la ascoltava.

Anche Sadia, ogni volta che la pianola suonava,

non poteva fare a meno di mettersi a ballare mentre il gatto Oramai scuoteva la testa disapprovando.

Quando lei ballava una ninna nanna ogni fiore, come un bimbo cullato,

si acquietava e piano piano chiudeva felice la corolla e i petali per sognare

e addormentarsi.

Quando invece ballava una danza allegra e scoppiettante ecco che

tutti gli animali intorno a lei danzavano e cantavano,

il sole scacciava le nubi e persino la civetta ed il barbagianni erano costretti a sorridere.

Si narra che anche le due più maldicenti comari del villaggio,

che si erano spinte fino alla finestra di Sadia per scoprirne i malefici segreti,

al suono della pianola, si erano messe a ballare fino all’alba

ed erano state ritrovate stanche, sfinite, addormentate al piede di un albero,

ma felici e beate.

Sadia era buona con tutti gli animali del bosco:

qualche volta si affacciava alla finestra della sua casetta uno scoiattolo infreddolito oppure bussava una volpe stanca o una capretta smarrita,

o un lupo ferito,

lei accoglieva ognuno di loro con il suo aiuto ed il suo sorriso.

In un tramonto di autunno capitò di passare vicino alla casetta di Sadia un cavaliere,

stanco e infreddolito.

Era un trovatore diretto al castello del Signore del luogo dove,

con la sua chitarra come un buon menestrello,

si recava per narrare favole,

raccontare fatti e cantare canzoni.

Udì provenire dalla casetta una musica dolce che non aveva mai ascoltato prima,

si incuriosì e si avvicino,

senza farsi scorgere, sino al vetro della finestra.

Lo spettacolo che scorse lo riempì di meraviglia e di piacere:

una leggiadra fanciulla,

così dolce che non aveva certamente l’uguale in nessuna dama incontrata

in tutti i castelli che lui aveva visitato,

danzava in maniera così triste e nostalgica che si ritrovò sognante e con le lacrime agli occhi.

E d’intorno alla fanciulla tanti piccoli animaletti tutti intenti ad ascoltare

e vedere la danza come spettatori incantati.

Il cavaliere rimase immobile per tutto il tempo che durò la musica e dopo,

non visto, si allontanò.

Si disse che avrebbe volentieri cambiato la sua sorte con un animaletto

anche il più piccolo e insignificante pur di vivere in quella casetta vicino a Sadia.

E tanto era il suo desiderio che Seres,

la fata del tempo, volle esaudirlo.

Era una fata buona ma povera e,

non potendo permettersi di trasformarlo in principe sgargiante e sfarzoso,

lo trasformò in un uccelletto piuttosto insignificante, grigio, tozzo,

ma che faceva tenerezza!

La nostra buona fata del Tempo sapeva bene che il cuore di una fanciulla

si commuove più facilmente per un’ usignolo triste e bisognoso di affetto

che per Re pieno di alterigia.

Il nostro cavaliere, trasformato in un grigio usignolo,

bussò al vetro della finestra di Sadia e fu accolto con lo stesso amore di tutti.

E quando la pianola cominciava a suonare ecco che

l’usignolo sentiva sgorgargli dal becco un canto meraviglioso,

come se la sua antica arte di menestrello tornasse imperiosa a farsi avanti

e mentre la pianola suonava e Sadia ballava lui,

usignolo, cantava meravigliose canzoni.

Quando la pianola cessava di suonare lui si rifugiava,

senza paura, e si addormentava, proprio tra le zampe del gattone

Oramai, con il capino sul suo cuore.

Oramai lo accoglieva serio e condiscendente mentre la gran coda dondolava facendo Tic Tac.

Era l’unico gatto che faceva le fusa così.

Se ti fossi affacciato nella camerina di Sadia

avresti certamente veduto uno spettacolo strano:

Sadia dormendo abbracciava Oramai mentre l’usignolo dormiva sul suo cuore.

Non ti meravigliare se talvolta un gatto riscalda,

senza fargli male, un uccellino: è sicuramente un usignolo.

Devi sapere che soltanto la musica e la bontà possono dormire sicuri sul cuore del tempo.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

una bella storia

Anonimo ha detto...

commovente questa storia